Aperto il bando per la XXIII edizione del Concorso Nazionale “Chicco Bettinardi”

È ufficialmente online il bando della XXIII edizione del Concorso Nazionale “Chicco Bettinardi”, organizzato dal Piacenza Jazz Club e abbinato al Piacenza Jazz Fest 2026.
Un’occasione unica per giovani jazzisti italiani o residenti in Italia che desiderano far conoscere il proprio talento e intraprendere un percorso di crescita nel panorama del jazz nazionale.

Il concorso si rivolge a solisti, gruppi precostituiti e cantanti (under 30 o under 35 per i gruppi) e comprende anche il Premio “Enzo Frassi” per bassisti e contrabbassisti e il Premio “Mario Zara” per il miglior musicista che si esibirà nella finale dedicata ai Gruppi.

La scadenza per l’invio del materiale è fissata al 1° dicembre 2025.
Invitiamo tutti i giovani musicisti a partecipare e chiunque ami il jazz a diffondere la notizia: ogni nuova voce merita di essere ascoltata.

 

Il Piacenza Jazz Club è lieto di annunciare la stampa della sua ultima creatura editoriale (ed. Officine Gutenberg).

Per parlare di “Una strada lunga vent’anni” si può partire da tante cose. Ad esempio da quello che non è. Non è un libro di fotografie, anche se gli assomiglia molto. I suoi autori però preferiscono descriverlo come una storia: la storia dei primi vent’anni del Piacenza Jazz Fest.

Gli autori delle foto che compongono questo ventennale racconto sono Angelo Bardini, Danilo CodazziFausto MazzaPino Ninfa Marco Rigamonti, ovvero i fotografi che hanno seguito il Jazz Fest più da vicino, con più assiduità e più continuità.
Senza di loro non ci sarebbe racconto, non ci sarebbe questa serie di immagini che fermano il tempo e riportano esattamente nel luogo e nel momento in cui lo scatto è stato fatto, per chi c’era. Mentre trasportano in un ideale Altrove senza tempo tutti gli altri.

“Questo libro che se uno lo apre sembra un libro fotografico, non è un libro fotografico. E’ un romanzo. Magari uno dopo un po’ che lo sfoglia, gli viene ancora il dubbio, e dice, ma secondo me è un libro fotografico. Invece è un romanzo. Anche se è pieno di fotografie, orizzontali, verticali e anche una o due quadrate, e con pochissime parole, tipo il minimo indispensabile, è un romanzo. Vorrei non discutere su questo. Questo romanzo, appunto, è una storia, una storia lunga 20 anni per circa più o meno 45 giorni all’anno. Più o meno 900 giorni in tutto. Sul palco e dietro al palco e sotto al palco, 900 giorni, ma un tempo infinitamente più lungo attorno. Molto tempo prima e un poco meno, dopo. Ecco, secondo me sono anche più di 2000 quei giorni lì. Attorno al festival, quindici o anche venti persone e ognuna con la sua bella roba da fare, spesso sempre quella, che non ti sbagli, e tra queste uno o due o tre e delle volte anche quattro fotografi a seconda delle volte e di chi era sul palco e di che jazz era.”